Ludovica Palmieri

Danno e Zero Calcare: quando la cultura ha la C maiuscola

Non credo nei cantanti o negli scrittori. Credo nelle canzoni e nei libri, perché diranno sempre quella verità. 
Danno e Zero Calcare 

 

Danno e Zero Calcare: un binomio che fa emozionare

Questo sarà un articolo breve, perché aggiungere qualcosa a quanto stato detto sarebbe pretenzioso e forse anche impossibile.

Lo scambio di battute avvenuto tra Danno, leader dei Colle der Fomento, e Zero Calcare, nella meravigliosa cornice di Villa Medici, nell’ambito del format Le Parole Delle Canzoni ideato dall’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani ed ospitato dal Roma Europa Festival REF, seppur breve, è stato, a dir poco, intensissimo.  

Danno e Zero Calcare al Ref
Danno e Zero Calcare al Ref

Tuttavia, parlarne per me è doveroso e necessario. Perché, considerato il periodo buio che stiamo vivendo, trovo essenziale puntare i riflettori su degli artisti che, attraverso il loro linguaggio e la loro pratica quotidiana, promuovono e diffondono messaggi spessi, validi, positivi, presso un pubblico ampio e trasversale.  

Quindi, innanzitutto un ringraziamento al REF che, per il secondo anno, ha ospitato questa rassegna che offre al pubblico l’opportunità di avvicinarsi agli artisti e di conoscerli in maniera diversa, più intima. 

Il talk tra Danno e Zero Calcare

Il talk tra Danno – Simone Eleuteri, e Zero Calcare – Michele Rech, si è svolto in maniera spontanea, senza intermediazione, come un rapido scambio di battute tra due vecchi amici. Domande e risposte.  

Parlando delle rispettive ricerche artistiche, con semplicità e molta ironia, sono emersi una serie di valori fondamentali. Come l’onestà intellettuale; l’impegno sociale e politico; il rispetto per il pubblico. 

Le parole e la poesia del quotidiano

Entrambi hanno la capacità di giocare con le parole, di creare una poesia del quotidiano, andando a universalizzare delle situazioni e delle emozioni condivise. Quando si ascolta un brano dei Colle der Fomento o si legge un fumetto di Zero Calcare, spesso ci si sente personalmente coinvolti; come se gli autori, per la profondità con cui esprimono un sentire comune, riuscissero a trasformare i fruitori in interlocutori diretti. 

Danno, Simone Eleuteri

Devo dire che tra i due ho meno confidenza con Danno, Simone Eleuteri, di cui ho ascoltato i brani, senza mai soffermarmi sull’autore e sulla loro genesi. Così sono rimasta estremamente colpita dalle sue parole che, per la prima volta, mi hanno indotto a riflettere sulla profondità della musica Rep, quella autentica, che trova le sue radici nella cultura Street statunitense degli anni Ottanta, che nasce dal disagio e che di quel disagio può essere un’eclatante manifestazione; ma che, nelle sue forme più alte e riuscite, può diventare uno strumento di denuncia e di riscatto sociale.

Il Rap un genere complesso

Il Rap è un genere musicale che, sebbene nasca dalla strada, si nutre di figure retoriche ricercatissime, di suono e di senso. In poche battute, Danno ha fatto capire al pubblico come un brano rep abbia diversi piani di lettura e fruizione; da quella più superficiale, in cui si apprezza il suono, la musicalità delle parole; a quella più profonda, in cui si esplorano i diversi livelli del testo.

Le metafore

I brani Rep si caratterizzano per essere un condensato di metafore; in cui ogni parola viene scelta accuratamente, oltre che per il suono, anche e soprattutto per il suo significato; non solo quello convenzionale, legato all’idioma ufficiale di riferimento ma anche agli slang che attribuiscono significati ulteriori a termini consueti. In altre parole, è come se ogni brano fosse più che uno scrigno, una matrioska, densa di significati che si rincorrono e compenetrano tra loro, come dei veri e propri messaggi in codice. Il tutto viene rafforzato dalla base musicale e dalla musicalità stessa delle parole, che vengono accostate secondo una ricerca fatta per assonanze e allitterazioni. Chiaramente, anche per uno stesso artista, i testi non saranno mai tutti uguali, dunque ci saranno quelli maggiormente focalizzati sul senso ed altri più legati al suono. 

Certo, è indubbiamente interessante notare come quest’attenzione per il linguaggio e per il sapiente uso delle figure retoriche emerga in un contesto tutt’altro che erudito, dimostrando come la cultura rappresenti davvero uno strumento di comunicazione straordinario in grado di travalicare barriere e confini, non solo geografici ma anche sociali. 

Zero Calcare

Zero Calcare, Michele Rech, ha parlato meno ma comunque è stato profondamente efficace. La sua disarmante ironia è stata la chiave sia per porre all’interlocutore una serie di domande, anche scomode; sia per parlare di sé e raccontare il suo rapporto con Roma, con il pubblico e con gli input che derivano dallo stesso. Zero Calcare con la massima freschezza e semplicità ha parlato di come ha tratto ispirazione per i suoi fumetti da un collega francese che, con un format molto simile, ha avuto scarso successo.

Poi, ha sottolineato il senso di correttezza nei confronti del pubblico – che Simone Eleuteri ha definito il “censore interno” – con cui entrambi gli artisti si misurano.

In Michele Rech questo si traduce in una grande attenzione ai bisogni e alle necessità dei lettori, che l’artista declina in modo diverso a seconda dei contesti. Ovvero, nel blog, che ha un carattere più intimo e personale, perché gratuito e online, l’artista si sente più libero di esprimere un suo sentire. Mentre, nei libri, destinati alla vendita e quindi ad occupare il tempo e lo spazio di qualcuno, Michele Rech si sente maggiormente in dovere di creare un contenuto che possa “rispondere” alle esigenze del pubblico. Tuttavia, è bene sottolineare che questo non significa: compiacere i lettori con contenuti facili e commerciali; ma impegnarsi per produrre un’opera che, nel bene o nel male, ovvero, indipendentemente dal giudizio, possa stimolare un pensiero, una crescita, un arricchimento.

Entrambi, come moderni poeti, partono dal particolare per dare voce ad un sentire universale, specchio di un’epoca.  

La cultura come Vita, Relazione e Ricerca

Per concludere, se la cultura è vita, relazione, ricerca, apertura e riflessione; se la cultura può – e dovrebbe – essere ovunque, nei luoghi deputati: scuole, musei, università; ma anche nelle strade, nelle periferie, nella musica e nei murales. Allora, questo talk, a cui ho avuto la fortuna di assistere; più in generale il format Le parole delle canzoni e ancora oltre, l’intero Roma Europa Festival, sono manifestazioni Culturali con C maiuscola. Verticali, trasversali, capaci di superare i confini e che, nel loro essere e manifestarsi, realizzano le magnifiche parole del direttore artistico del REF, Fabrizio Grifasi: dove c’è cultura non c’è guerra!

Danno e Zero Calcare al Ref
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