Ludovica Palmieri

Il “buongiorno” si vede dal mattino!

Il buongiorno si vede dal mattino

Smettiamola di prenderci in giro. Il buongiorno si vede dal mattino. Inutile prolungare una relazione di coppia, quando sin dall’inizio riceviamo dei chiari segnali (più o meno lampanti) che ci avvertono che non funzionerà.

Spesso capita di portare avanti storie pur sapendo, più o meno inconsciamente, che non funzioneranno. Scegliendo deliberatamente di ignorare dei segnali che, invece, ci salverebbero da uno spiacevole naufragio.  Ma, dato che il buongiorno si vede dal mattino, secondo me la cosa migliore è affrontare la realtà trovando il coraggio di vederla per quella che é, senza idealizzazione o proiezioni di alcun genere. 

I campanelli di allarme

Il punto è che, spesso, nell’idillio dei primi giorni è facile, piacevole e COMODO, “minimizzare”, ovvero non dare alcuna importanza a segnali che, in realtà, sarebbero da leggere come dei veri e propri campanelli d’allarme; che – purtroppo – al contrario, nella maggior parte dei casi, vengono deliberatamente ignorati, cacciati in un angolo della mente, nell’illusione che al momento giusto, sarà possibile affrontarli e risolverli. Per poi scoprire, amaramente e tra grandi sofferenze (in genere proporzionali alla durata della relazione), che non è affatto così.

Ognuno di noi, specie se già “un pochino” adulto, sa benissimo cosa vuole e cose non vuole. Quindi, perché fare finta che tutto vada bene quando non è affatto così?

Certo, è bello lasciarsi sorprendere dalla vita e non mettere sempre le mani avanti ma questo non può valere per delle questioni che riteniamo fondamentali.

Viziata Emotiva? Sì, con orgoglio!

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Il “buongiorno” si vede dal mattino: “Viziata emotiva”

Una volta, un’amica mi ha definito “Viziata emotiva” perché mi ero parecchio alterata per il comportamento di un certo maccabeo. Io, mortificata, le ho dato retta e ho abbozzato, per poi sfracellarmi contro un muro qualche mese più tardi per il reiterarsi di un comportamento simile, aggravato dal fatto che, con il tempo, era aumentato (inspiegabilmente e immotivatamente) l’affetto e, quindi, la sofferenza e la delusione, che ho provato nell’allontanare quella persona.

Quindi, sì, personalmente mi dichiaro “Viziata emotiva” e ne sono ORGOGLIOSA.

Amare prima se stessi per amare gli altri

Forse, il tema è che troppo spesso amiamo perché abbiamo voglia e bisogno di farlo, più per noi stessi che per l’altro, quasi indipendentemente dall’oggetto del nostro sentimento. Ma è evidente che questo non va bene e non ci porta da nessuna parte, se si esclude un lago buio di sofferenza e tristezza. Magari, il segreto – rischiando di essere banali – potrebbe essere quello di amare maggiormente noi stessi? Di imparare ad ascoltarci e ad assecondarci in quelle che sono le nostre profonde esigenze?

Oggi la coppia non è più un obbligo

Del resto, in una società come la nostra in cui, per fortuna, stare in coppia non è più una necessità o un obbligo sociale (solo un secolo fa, ai tempi del fascismo, c’era la tassa sul celibato), trovare l’anima gemella è molto più difficile. E aggiungo ancora: “PER FORTUNA!”

Perché, parliamoci chiaro, non è che prima fosse più facile ma, semplicemente, ci si accontentava.

Il matrimonio era una via di fuga

In passato, il matrimonio era una via di fuga, un pass par tout per la libertà. Insomma, era l’unico modo, per la maggior parte delle persone, per andare via di casa – anche se per le donne questo spesso rischiava di tradursi in una condizione peggiore di quella di origine.

Per questo, nella scelta del partner non si andava troppo per il sottile. Al di là dell’aspetto fisico, ci si rassegnava a trascorrere la vita con persone con cui si condivideva poca o nulla, in nome di quella parola d’ordine: compromesso che riecheggiava come un mantra nelle case piccole o medio borghesi.

Compromesso andava a braccetto con l’altra parola, meno pronunciata ma ben conosciuta: rassegnazione; per cui era normale che il rapporto d’amore (qualora ci fosse mai stato) lasciasse il posto a un sereno sopportarsi, come tra due vecchi amici.

Insomma, in passato (neanche troppo remoto) la priorità era accasarsi e farlo il prima possibile. Prima che fosse troppo tardi, soprattutto per le donne che “dopo una certa” venivano inevitabilmente etichettate come zitelle costrette a vivere il resto dei propri giorni presso i genitori.

Non antichi valori ma NUOVE PRIORITÀ

Per tirare le somme mi pare chiaro che, se fino a pochi anni fa la priorità non era realizzarsi, singolarmente o in coppia, raggiungere i propri obiettivi, vivere una vita appagante e felice, ma “mettere su famiglia”, la questione dell’amore o dell’anima gemella non si poneva proprio. Come se si trattasse di una questione esterna, un argomento letterario più che un tema di realtà.

Quindi, partendo dal presupposto che quest’epoca, in Italia, ci ha regalato il diritto e la libertà di scegliere il partner e, volendo, persino di stare da soli, GODIAMONE, anziché intossicarci l’esistenza accanto a persone incompatibili o, peggio, che non ci meritano!

 

L.P.

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