Ludovica Palmieri

Le Dissolute Assolte, ci può essere redenzione nel peccato?

“Il nostro cuore batte solo se qualcuno lo ascolta”
Luca Gaeta

Le Dissolute assolte

Undici bellissime e provocanti attrici; l’idea di un uomo e un uomo in carne ed ossa, questi i protagonisti di Le Dissolute assolte, spettacolo ideato, scritto, diretto da Luca Gaeta, che quest’anno compie dieci anni e torna in scena al Teatro Lo Spazio.

Marco Giustini, Leporello
Le Dissolute Assolte, Marco Giustini, Leporello

Luca Gaeta è un autore e regista che si è avvicinato alla regia quasi casualmente, in modo del tutto spontaneo, seguendo il flusso degli eventi, per poi sviluppare una passione enorme che non l’ha più abbandonato.

L.P. Luca, ci racconti com’è nato questo fortunato spettacolo? Come e quanto si lega alla figura Don Giovanni?

L.G. Le Dissolute assolte è nato quasi per caso, a partire da un invito a un festival dedicato alle donne e da una sfida: quella di lavorare sulla figura del Don Giovanni. Chiaramente, rispetto alla prima rappresentazione lo spettacolo ha subito un’evoluzione ma, nell’impianto di base, non ha mai tradito se stesso.

Anche l’idea stessa del titolo è sorta sulla scia di un evento realmente accaduto. Perché, dopo il festival, il primo teatro romano ad aver ospitato lo spettacolo è stato un piccolo e fumoso teatro nei pressi di Campo dei Fiori: Piccolo Teatro Campo D’arte, che, come mi disse un antico frequentatore, originariamente era proprio una casa chiusa. Lì ho avuto una vera e propria illuminazione e ho sviluppato l’idea del titolo. Negli anni ho sempre continuato a scavare nella psicologia del, seppur assente, protagonista, il Don Giovanni, che ha molto di femminile. E l’ho fatto aggiungendo personaggi, interpreti, sempre però ribaltando la situazione, facendo parlare Don Giovanni attraverso le donne che aveva sedotto.

L.P. Come hai costruito il tuo cast?

L.G. La genesi del cast è proceduta di pari passo a quella dello spettacolo. Perché, come dicevo, man mano che lo portavo avanti, sentivo il bisogno di creare nuovi personaggi, nuovi monologhi, per approfondire appunto la rappresentazione psicologica del personaggio.

Ho sempre selezionato le attrici in modo empatico più che accademico. Non mi interessava la bellezza e, per quanto possa sembrare paradossale, neanche la bravura. Volevo donne in grado di far cambiare l’energia in una stanza soltanto con la loro presenza.

La morale e la religione

L.P. Sono abbastanza incuriosita dall’immagine di donna che presenti. Perché, al di là del titolo che sembra proporre un giudizio morale – perché il termine ‘dissolute’ ha di per sé un’accezione negativa, così come quello di ‘assolte’ che implica il riferimento ad una morale religiosa; in scena ho visto uno spettacolo libero dagli schemi, persino poco didascalico nella forma.
E le donne che lo popolano più che ‘dissolute assolte’ mi sembrano donne ferite. Se non erro hanno tutte in comune una focosa passione per Don Giovanni che, più che infranta definirei sospesa o meglio interrotta dalla sua morte improvvisa. Anche perché lui, come fai dire a Leporello, in realtà: “Amava solo l’ombra delle donne”.
Ebbene, queste donne, come stregate da un’infatuazione fatale, sembrano vivere in una sorta di limbo atemporale, più che in un bordello, in cui i loro sentimenti, così come la loro sessualità, appaiono congelati; sospesi nel ricordo di un uomo che non tornerà.

Valentina Ghetti
Le dissolute Assolte, Valentina Ghetti

L.G. In effetti, un legame con la religione c’è, non posso negarlo. Perché il mio Don Giovanni, a differenza del Casanova, non cercava la conquista di per sé. Lui aveva delle vittime designate. Gli interessavano solo le donne in procinto di sposarsi o di prendere i voti; perché il suo ego era talmente grande che, più che la donna, gli interessava ingaggiare una sfida con la divinità.  

Devo ammettere che ho sviluppato questa particolare visione a partire dalla lettura di Don Giovanni, o Il dissoluto assolto, un testo per il teatro di Saramago, da cui ho preso spunto anche per il titolo. Perché le donne, nel mio spettacolo, sono dissolute, certo, ma assolte nella misura in cui offrono il loro corpo per espiare i peccati altrui.

Il finale aperto

L.P. Quindi, si potrebbe pensare che la domanda finale che Leporello pone a se stesso e al pubblico: “Ma siamo veramente colpevoli quando cerchiamo di realizzare un desiderio che lede gli altri?” Lasciando agli stessi spettatori il compito di attribuire un significato all’opera, sia proprio legata a questa sorta di ricerca della redenzione nel peccato? 

L.G. Sì, sono d’accordo. Il nostro essere esseri umani ci pone continuamente di fronte a nuove scelte e, spesso, il confine tra giusto e sbagliato, peccato e redenzione, è così labile da diventare invisibile, se non del tutto assente. Nei rapporti umani non esiste bianco o nero, i colori si mischiano e si confondono, così come i significati e le verità. Ognuno interpreta la realtà secondo il suo credo.

L.P. Perché hai messo le donne al centro?

L.G. Perché ritengo che Don Giovanni sia un personaggio estremamente femminile. Il suo stesso modo di approcciare e sedurre le donne era del tutto femminile, non maschile. Del resto, Don Giovanni, così come ci è stato dipinto da Giovanni Macchia, nel suo Vita avventure e morte di Don Giovanni è cresciuto, a fronte di un padre assente, del tutto influenzato dalla potente figura della madre, una donna che fece della seduzione uno stile di vita.

LE DISSOLUTE ASSOLTE

ideato, scritto, diretto da Luca Gaeta
con la partecipazione di
(in ordine alfabetico)
GLENDA CANINO
ALESSIA FABIANI
VALENTINA GHETTI
MARCO GIUSTINI
NELA LUCIC
PRISCILLA MICOL MARINO
GIULIA MORGANI
RAFFAELLA PALEARI
MARTINA PALMITESTA
LUCIA ROSSI
TINA TRIPODO
ANNAMARIA ZUCCARO
scene e costumi Laura Di Marco
assistente Ginevra La Face
organizzazione Alessandra Scarpellini
Produzione Fenice21 & Domina Arte
comunicazione Maresa Palmacci

NELA LUCIC
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