Ludovica Palmieri

Erotismo, sensualità, vulnerabilità, ecco la Celestine di Giovanna Lombardi

Sebbene nel comunicato stampa lo spettacolo venga presentato come un “testo – che – denuncia palesemente la borghesia e le sue ipocrisie, la Chiesa, la pedofilia e in generale la violenza sui deboli e sugli indigenti. Uno sguardo inedito, realistico e crudo, sulla Parigi dei primi ‘900 attraverso gli occhi di un’umile cameriera.” personalmente ho avuto un’impressione diversa. Perché, come suggerito dal titolo: “Diario licenzioso di una cameriera”, liberamente tratto da Journal d’une femme de chambre di Octave Mirbeau, in scena al Teatro Sophia dall’11 al 13 novembre, con la regia di Gianni De Feo, è proprio una cronaca piccante delle giornate – e delle nottate – movimentate di Celestine, una cameriera nella Francia della Belle Époque. 

Uno spettacolo tutt’altro che inquisitore

A mio parere non si tratta di uno spettacolo inquisitorio e moralizzante ma di un brillante e ironico affresco sull’epoca, fatto da una protagonista tutt’altro che moralista o indifesa. Nella sentita interpretazione di Giovanna Lombardi, Celestine, mi è apparsa come una donna disinvolta, audace, forse un tantino sventata, ingenua, troppo passionale e impulsiva; insomma, ricca di contraddizioni ma, di certo, non passiva e bacchettona.

Celestine

L’esordio

Giovanna Lombardi è Celestine al TeatroSophia
Giovanna Lombardi è Celestine al TeatroSophia

L’indole vitale e infuocata di Celestine emerge sin dall’inizio. L’attrice attende immobile in scena, l’ingresso degli spettatori e, solo al calar delle luci, quando tutti hanno preso posto dà il benvenuto al pubblico con un esordio frizzante. Celestine gioca a carte scoperte, racconta subito, anche con un certo orgoglio, il suo presente e il suo passato.

Un approccio antropologico

Più che “inquisitore”, trovo che il suo approccio nei confronti di uomini e datori di lavoro sia di carattere antropologico. Mentre verso le loro mogli, signore borghesi – caratterizzate da una “sordida parsimonia” – è sicuramente più severa e incattivita. Chissà, forse un tantino invidiosa? Diverse volte ripete la frase “La depravazione dei ricchi puzza! Puzza più del fetore dei poveri” come fosse un leitmotiv ma lo fa con compiacimento e solo con una piccola nota di disgusto.

Lo sguardo di Celestine è disincantato, scrutatore, anticlericale, questo sì, ma è anche malizioso e coquette, tipico di chi sceglie di stare al gioco.

Lo sguardo di Celestine

Celestine ci racconta le sue esperienze con i diversi signori borghesi presso cui è stata a servizio: il feticista, il giovane tisico; la signora in vena di confidenze intime. Insomma, Celestine non solo si dimostra sempre disponibile e accondiscendente ma anche divertita e lusingata dalla attenzioni che spontaneamente riesce a catalizzare, nella misura in cui le stesse diventano foriere di favori e benefici.

Gli occhi di Giovanna Lombardi

Questo si spiega grazie alla magnifica interpretazione di Giovanna Lombardi che, con i suoi profondi occhi nocciola, arriva dove le parole non possono entrare: nell’animo della protagonista. Lo sguardo efficace e penetrante della Lombardi ci racconta una donna bambina, carica di dolcezza e bisognosa di affetto. Dietro la corazza della femme fatale seducente e senza scrupoli, si cela una ragazza fragile e sola che cerca sicurezza e protezione e che, non potendo trovare le certezze dentro di sé, si accontenta di quelle esterne, legate all’avvenenza del suo procace giovane corpo.

La Celestine di Giovanna Lombardi

La Celestine di Giovanna Lombardi è una donna in balia della vita, senza alcuna progettualità che, tuttavia, cerca in qualche modo di salvarsi. Solo che la visione di Celestine è troppo limitata e gretta per andare oltre la superficie delle cose; per cercare un riscatto sociale oltre alla mera sopravvivenza. Così si rassegna al vizio, cede alle lusinghe di Joseph, diventandone la schiava e confondendo miserabilmente la libertà con un’altra e ben più grave sudditanza.

Una riflessione sull’oggi

La storia di Celestine mi ha fatto pensare alle ragazze che oggi affollano la piattaforma OnlyFans, illuse di avere successo solo perché si mettono in mostra o in vendita. Ingenue nel ritenere di essere padrone del proprio corpo e delle immagini veicolate in rete. Persino “tenere” nel credere di essere delle audaci pioniere quando, in realtà, OnlyFans non ha nulla di innovativo, è solo la trasposizione digitale di un fenomeno sempre esistito, come dimostra la letteratura. L’unica grande differenza sta nel fatto che Celestine non aveva mediatori o testimoni. Avrebbe potuto mantenere davvero il segreto e, volendo, cambiare vita; queste ragazze godono dello stesso privilegio? O saranno per sempre ricattabili? Solo il tempo potrà risponderci.

L’interprete

Ad ogni modo l’attrice è stata davvero coinvolgente ed esplosiva nel suscitare queste ed altre riflessioni. Giovanna Lombardi, oltre ad essere estremamente espressiva, si muove sulla scena, allestita con sapienza ed originalità da Roberto Rinaldi, con l’agilità di un felino. Sfida non banale, considerando che, il delizioso Teatro Sophia, incastonato nel centro storico della Capitale, si caratterizza per una scena molto piccola che, pur venendo notevolmente amplificata dagli abili scenografi, pone a stretto contatto attori e spettatori, assottigliando al minimo la famosa “quarta parete” che, gli interpreti, spesso travalicano, costringendo gli spettatori a stare sempre al passo.

La Lombardi gioca con il suo corpo, cambiando d’abito, divincolandosi, senza esitazioni o turbamenti. Sulle note dello struggente Clair de lune, di Debussy, che ritorna per accompagnare le riflessioni più profonde della protagonista, si muove languida tra passato, presente e futuro. Ipnotizzando gli spettatori che, al termine, faticano a capacitarsi della fine dello spettacolo.

L.P.

Diario licenzioso di una cameriera
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