Lo spettacolo Siamo tutte Frida, al teatro Arciliuto di Roma, di e con Rosanna Fedele, sulle note di Paolo Bernardi, ci accompagna alla scoperta di Frida Kahlo che si racconta, negli ultimi giorni della sua vita, come donna e come artista.
Frida Kahlo: la vitalità
Per quanto nella sinossi lo spettacolo venga presentato come: “focalizzato sulla sofferenza della donna […] un modo per dar voce a tutte le donne vittime di sofferenze fisiche, psicologiche e interiori” ritengo che l’aspetto più eclatante e prezioso della vita di Frida Kahlo, che emerge anche nella rappresentazione, sia la sua vitalità non la sofferenza; ma proprio il riuscire a contrastarla, sempre e comunque.
In Frida Kahlo l’amore e l’attaccamento alla vita, sintetizzati nel grido “Viva la vida!”, titolo del libro di Pino Cacucci, da cui sono liberamente tratti i testi, sono più forti e potenti del dolore. E penso che, insieme alle opere, siano il suo lascito più importante.
Frida nonostante tutto
È vero: Frida Kahlo è stata una donna che ha duramente sofferto. Ma, come ben sottolinea Rosanna Fedele nella prima parte dello spettacolo, il suo amore per la vita è stato molto più forte della sofferenza, tanto da permetterle di sopravvivere anche quando la morte sembrava inevitabile. Penso che l’arte e la creatività di Frida derivino direttamente dalla sua vitalità, come espressione del suo essere e voler esserci.
La sofferenza, a ben guardare, si potrebbe leggere come un corollario di una vita, vissuta con la V maiuscola. Perché solo chi vive tanto, con passione e sentimento, senza lasciarsi scorrere passivamente addosso gli eventi, soffre. Lo struggimento, lo spleen, sono sentimenti accesi, passionali, brucianti, che derivano da una fiducia nel prossimo, nel mondo, nell’umanità. In sintesi, da una profonda affezione alla vita. Al contrario, molte persone, preferiscono rimanere al di fuori – sul bordo -, indifferenti o apatiche, anziché tuffarsi nel profondo. Magari, sposano una situazione di comodo e fanno finta di non vederne le problematicità, mentono a loro stesse pur di evitare di bagnarsi. Praticamente ristagnano nella loro comfort zone che si incancrenisce attimo dopo attimo. Ma quello più che vivere è sopravvivere.
Certo, lei non si è separata materialmente da Diego Rivera, però non ha mai perso la sua identità ed è riuscita a non farsi schiacciare.
Una parola sul titolo.
Quindi, riprendendo il titolo: Siamo tutte Frida, direi di No. Non siamo tutte Frida. Perché, per quanto ancora non sia scontato, fortunatamente ci sono molte donne che stanno iniziando a porre un fermo e sano rifiuto agli uomini violenti e anaffettivi.
La sofferenza, il tradimento, l’annichilimento, non sono dinamiche “normali” in una coppia. Al contrario, sono la NEGAZIONE di un sano e vero sentimento amoroso. Chi ama ha il coraggio di vedere l’altro, di “permettergli di essere”, addirittura: “di pretendere che egli sia”, per usare la frase del celebre psichiatra Massimo Fagioli. Chi ama non si permetterebbe mai di compiere inutili e gelide violenze, atte solo a minare l’identità del partner e ad impedirne ogni tipo di realizzazione.
Frida Kahlo è stata una grande donna NONOSTANTE la sua relazione con Diego Rivera, non grazie ad essa. Perché la castrazione, la violenza e la sofferenza non sono un plus o una conditio sine qua non alla creatività. L’arte di Frida Kahlo è una risposta vitale alla violenza, non ne è in alcun modo un prodotto.
Quindi, a mio parere, quello che tutte dovremmo prendere da Frida Khalo è il suo amore per la vita come fonte di creatività e vitalità, non il resto.
Lo spettacolo
Lo spettacolo diretto da Andrés Rafael Zabala è ben strutturato, alterna parole e musica, con canzoni scritte dalla stessa Rosanna Fedele. La talentuosa attrice, che dà prova di poliedriche capacità, si muove agilmente nella suggestiva ed essenziale scenografia, a cura di Alessandro Baronio. Amplifica efficacemente il valore delle parole attraverso le immagini, dipinte in tempo reale e poi offerte al pubblico come cadeau. L’unica nota stonata, in una ricerca così accurata – dalle parole alle musiche, dalla scenografia, all’elemento pittorico – sono i costumi che risultano trascurati, mentre avrebbero potuto aggiungere un tocco in più.
L.P.