Ludovica Palmieri

La Storia a Processo! Rafforzare il senso di comunità attraverso una riflessione sul passato

Cosa ci fanno insieme, sul palco del Teatro Parioli, un viceministro, un magistrato, una parlamentare, una assessore, diversi giornalisti e la presidente della Fiera del Libro di Roma?

Semplice, se dietro le quinte c’è Elisa Greco, ideatrice e curatrice dell’originale format: La Storia a Processo! Colpevole o innocente? Che mette insieme protagonisti dell’attualità, nelle insoliti vesti di personaggi storici, generando, come sempre accade nei casi di “slittamento”, un effetto decisamente dirompente.

Il Processo
Il Processo

Un’atmosfera confidenziale e curiosa

Infatti, l’atmosfera al Parioli, in occasione del Processo a Paolina Borghese Bonaparte, era vivace ed effervescente, carica di un’aria confidenziale e curiosa. Perché, vedere esponenti della stampa e delle istituzioni, solitamente formali, sul palco di un teatro, non capita certo tutti giorni. In particolare, per chi come me, vive a Roma ed è appassionato di giornalismo, libri e attualità, i protagonisti invitati da Elisa Greco rappresentano dei punti di riferimento, delle figure a cui guardare per orientarsi nella contemporaneità; quindi, vederli in un contesto diverso, equivale ad avere l’opportunità di conoscerli da un altro punto di vista, estraneo alla loro professione, in un tacito patto di fiducia reciproca.

In altre parole, penso che serate come questa contribuiscano a creare e rafforzare quel bisogno di appartenenza, quel senso di comunità, citato anche tra i bisogni fondamentali dell’uomo nella piramide di Maslow; che per molte persone si estrinseca nel riconoscersi in una temperie culturale di riferimento. 

Il Processo a Paolina Borghese Bonaparte 

Come anticipato, in questo caso, sul banco degli imputati è stata la volta dell’affascinante Paolina Borghese Bonaparte, interpretata da Anna Maria Malato, presidente di Più libri più liberi, accusata di aver aggirato e coerciso il secondo marito Camillo Borghese, inducendolo a vendere nel mero interesse della Francia, una cospicua porzione della sua collezione di opere classiche; per l’esattezza: 695 opere per 13 milioni di franchi. Nonché a pagare la somma di ben 6000 scudi per la celebre scultura di Canova allora consorte dedicata.

La corte

Il presidente della Corte, Simonetta Matone, parlamentare, già sostituto procuratore generale alla Corte d’Appello di Roma, dopo un’iniziale introduzione degli eventi, ha dato la parola all’accusa della difesa.

Pubblico ministero: Fabrizio Gandini, giudice del Tribunale di Roma, ex gip del caso Cogne; che,  in questa sede è stato ruvido più nell’apparenza che nella sostanza, data anche l’effettiva debolezza delle accuse. Infatti, pur esordendo con un’arringa dai toni colorati e divertenti, era chiaro che “L’amore non induce a deficienza psichica”, come ha affermato il Senatore, nonché Viceministro alla giustizia, Francesco Paolo Sisto, avvocato della difesa. E che – ha continuato – “Quella collezione
è stata stimata due volte e mezzo il prezzo di mercato”. Quindi, in modo chiaro, sintetico e tranchant, ha tracciato in fretta la strada verso la vittoria, tanto da soprassedere su molte domande. 

Una parentesi

Che poi, a proposito del Viceministro Francesco Paolo Sisto, devo dire che ne ero stata conquistata già la settimana scorsa alla bellissima presentazione del libro “Le Strutture del Potere” di Sabino Cassese e Alessandra Sardoni organizzata da Open Gate Italia. 

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I testimoni

Anche sul banco dei testimoni il processo a Paolina ha avuto dei protagonisti d’eccezione.

Per l’accusa: Luigi Contu, direttore dell’Ansa, nei panni di un antiquario dell’epoca. Silvia Giulia Ghia, storica dell’arte e assessore alla cultura del primo municipio, nelle vesti di una pittrice francese, Marie-Guillemine Benoist, molto vicina alla famiglia imperiale, per averne ritratto i membri.

Per la difesa: Giuseppe Di Piazza, firma del Corriere della Sera, come Andrea Vici, architetto, Presidente dell’Accademia di San Luca, quindi ben addentro alla situazione del principe Borghese e la brillante Nathania Zevi, scrittrice e giornalista del TG1, che nelle vesti di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleane, ha dato il meglio di sé, con un‘interpretazione davvero riuscita per i riferimenti all’attualità.

Ennio Quirino Visconti

In medias res, un colpo di scena: l’ingresso di David Parenzo, come Ennio Quirino Visconti – esperto conoscitore che nel 1807 scelse e stimò i pezzi poi trasferiti a Parigi – direttamente dalla platea, ha animato ulteriormente la situazione.

Il verdetto

Il Processo, il verdetto
Il Processo, il verdetto

Insomma, una serata evento decisamente insolita e divertente; grazie alla spontaneità e alla freschezza del format che, non essendo preparato precedentemente, ha lasciato i protagonisti liberi di esprimersi in modo variopinto e spontaneo. Ed anche molto coinvolgente, non solo per la scelta della corte e per l’inaspettato intervento di Parenzo ma, soprattutto, per l’attiva partecipazione degli spettatori che, alla fine, con il loro voto hanno scagionato l’imputata.

L.P.

La Storia a Processo! Il Cast
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