Ludovica Palmieri

Cinquant’Ore. La parola come atto di rivalsa.

Cinquant’Ore 
La parola come atto di rivalsa. Come arma bianca in grado di fare giustizia.

Il teatro non è solo stile, poesia, arte e intrattenimento.

Teatro è cultura, memoria, storia, denuncia, informazione, approfondimento.

Il teatro è scuola. Nella misura in cui è un amplificatore e diffusore di umanità.

Il teatro è uno strumento di pace, perché ci fa riflettere sulla brutalità della guerra.

Tutti questi pensieri mi sono venuti in mente grazie a dei meravigliosi spettacoli visti recentemente.

Due in particolare mi hanno fatto riflettere. Molto diversi tra loro ma accomunati da due fattori:
Un* sol* attor* in scena. Una guerra sullo sfondo.

L’Iliade di Corrado D’Elia

Corrado D'Elia, Iliade
Corrado D’Elia, Iliade

Il primo è stato una toccante, intensa, coinvolgente narrazione dell’Iliade.
Al Teatro Belli di Roma, Corrado D’Elia, è stato capace, supportato esclusivamente da musica e illuminazione, adoperando solo il potente suono della sua voce, modulato a seconda dei momenti proprio come uno strumento musicale, di portare in scena due eserciti: quello troiano e quello acheo.
Corrado D’Elia ci ha fatto percepire lo scorrere dell’adrenalina nei corpi dei guerrieri e l’odore acre del sudore sulla loro pelle. Ci ha raccontato gli eroi, fieri, orgogliosi, arrabbiati e gli uomini, commossi, innamorati, invidiosi, terrorizzati. Ci ha tenuto con il fiato in sospeso raccontando una storia ben conosciuta; emozionandoci al massimo grazie alla sue magistrali capacità di narratore, retaggio di una tradizione antica, oggi un po’ persa ma che non potrà mai essere del tutto superata o sostituita.

Cinquant’Ore di Olimpia Ferrara

Olimpia Ferrara Cinquant'Ore #2
Olimpia Ferrara Cinquant’Ore #2

Al piccolo Teatro Accento di Testaccio, una giovane, e già grandissima, attrice e drammaturga mi ha lasciato senza fiato: Olimpia Ferrara. 

Con la regia di Giorgia Filanti ha portato in scena il suo spettacolo “Cinquant’Ore”. Olimpia Ferrara, dando prova di una grandissima intelligenza, è riuscita a rappresentare una gravissima tragedia della storia italiana ancora poco raccontata e, forse, altrettanto conosciuta, in modo incisivo ma, nello stesso tempo, lirico, poetico.

Il dramma delle “Marocchinate”

Senza essere pesante o stucchevole la Ferrara ha raccontato, attraverso l’esperienza realmente vissuta da Maria Teresa Moretti, le drammatiche Cinquanta Ore Ciociare; meglio conosciute come le Marocchinate. Drammatico evento, in cui il generale Alphonse Juin diede come ricompensa ai suoi uomini carta bianca per 50 ore, garantendo loro l’immunità per qualsiasi atto, per quanto disumano o brutale, commesso.

L’antefatto storico

Cinquanta Ore di puro terrore, di follia assassina, in cui uno spaventoso numero di vite umane fu barattato come compenso ad un manipolo di uomini, i Goumiers, Corpo di spedizione francese in Italia, reduce, il 14 maggio del 1944, da una pericolosa missione militare, volta al superamento delle linee difensive tedesche nella Valle del Liri, per consentire al XIII Corpo britannico di sfondare la linea Gustav e di avanzare fino alla successiva linea di difesa predisposta dalle truppe germaniche, la linea Adolf Hitler.

L’amplificazione del messaggio

Olimpia Ferrara in Cinquant’Ore amplifica il vissuto di Maria Teresa Moretti, una delle donne “marocchinate” – ovvero abusate senza pietà – che ebbe il coraggio di andare oltre la morale dominante e di denunciare l’accaduto. Maria Teresa Moretti, dedicò la sua vita a lottare per ottenere un risarcimento, non tanto, in termini economici, quanto di riconoscimento morale.

Molto più che “Cinquant’Ore”

Infatti, come evidenziato da Olimpia Ferrara, la drammaticità della vicenda non si ferma alle terribili Cinquanta Ore che seguirono il 14 maggio ma prosegue nei giorni, mesi ed anni successivi. Quando le donne, indicibilmente stuprate, picchiate e abusate, furono anche ripudiate dai loro mariti ed emarginate dalla società.

Non solo la violenza esterna ma anche interna. Come se quelle donne violate, per il solo fatto di essere donne, fossero state loro stesse parte in causa dell’abuso subito. Olimpia Ferrara non denuncia solo la brutalità delle Cinquant’Ore ma pone l’accento sulla violenza sociale di cui furono vittima queste donne che, secondo la morale dominante, non avrebbero dovuto denunciare l’accaduto ma solo cercare di dimenticarlo. Farlo cadere nell’oblio, vivendo nel silenzio e nell’omertà.

Il coraggio delle parole

Al contrario, Maria Teresa Moretti, all’epoca, ebbe il coraggio di rompere questo vergognoso silenzio e così, oggi, Olimpia Ferrara, originaria di Esperia uno dei comuni della provincia di Frosinone, in cui si consumò il corale delitto, amplifica il valore della sua coraggiosa testimonianza, portandola in scena. Anche perché, sebbene siano passati oltre sessant’anni dall’accaduto, si tratta di un tema più che mai attuale. Le donne sono tutt’ora vittime di abusi e violenze che, spesso, faticano a denunciare; tutto questo assume proporzioni tragicamente colossali nei contesti di guerra in cui le donne sono spesso vittime catalizzatrici di disumane brutalità.

L’ironia come strumento di analisi e approfondimento

Come dicevo all’inizio lo spettacolo mi ha colpito particolarmente per la capacità dell’attrice autrice di raccontare una vicenda così drammatica in toni poetici, leggeri. Senza mai minimizzare l’accaduto, Olimpia Ferrara riesce anche a far ridere lo spettatore attraverso diverse trovate. La prima, essenziale anche per conferire un ritmo andante allo spettacolo è quella di cambiare continuamente ruolo. La seconda, che mi ha colpito particolarmente è quella di usare le marionette per rappresentare, in chiave ironica e dolcemente grottesca, le comari del paese, nell’atto apparentemente innocuo ma in realtà violentissimo del pettegolezzo.

Dal pettegolezzo sulle Cinquant’Ore al revenge porn

Fenomeno che in passato era relegato alle strette cerchie di persone che tendevano ad isolare e stigmatizzare le vittime, trasformandole in capri espiatori e condannandole, così, in diversi casi, alla morte. Oggi, questo fenomeno, con il web, i social, i gruppi telegram, ha raggiunto proporzioni colossali e ha preso il nome di revenge porn. Una definizione ad ombrello che comprende numerosi comportamenti, tutti patologici e violenti che possono avere gravi conseguenze su chi li subisce e che, per questo, è importante conoscere ed riconoscere.

I riconoscimenti

Il talento di Olimpia Ferrara è stato già riconosciuto dalla critica che l’ha premiata con il premio “Giulietta Masina”, Sezione “Gelsomina”, dedicata alle Attrici Under 35, organizzato da “Oltre le Parole” Onlus con il contributo della Regione Lazio.

L.P.

 

Olimpia Ferrara Cinquant'Ore #1
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